Con la Recensione di Chiamate la levatrice di Jennifer Worth, vi parliamo di un libro che è un bestseller, una serie televisiva della BBC e la storia di una donna che fa nascere i bambini nella Londra povera e malfamata degli anni Cinquanta. Il primo romanzo di una trilogia nota in tutto il mondo.

Titolo: Chiamate la levatrice Link Amazon
Titolo originale: Call the midwife
Serie: The midwife # 1
Autore: Jennifer Worth
Editore: Sellerio
Data Uscita: 27 febbraio 2014
Pagine: 493
Narrazione: Prima persona, pov della protagonista
Finale: conclusivo
Serie The midwife:
01. Chiamate la levatrice
02. Tra le vite di Londra
03. Le ultime levatrici dell’East End
Sinossi
La cronaca, quasi un diario, delle giornate di una levatrice nell’East Side di Londra inizi anni Cinquanta. Con lei si entra nella realtà delle Docklands, vite proletarie che sembrano immagini della plebe ottocentesca più che cittadini lavoratori del democratico Novecento. Si entra in questa desolazione impensabile con una voglia di verità quotidiana raramente riscontrabile in un libro, ma anche con una rispettosa allegria, con la sicura fiducia che quel mondo stia per finire, senza rimpianti, grazie ai radicali cambiamenti apportati dal Sistema sanitario nazionale appena nato. Come poi fu, almeno fino ad oggi.
La fresca verve di Jennifer Worth, nel trattare una materia così cruda, crea una formula ingegnosa (e di grande successo sia letterario che come fiction televisiva). L’eroismo quotidiano di interventi clinici spesso drammatici, si mescola alla denuncia sociale, alla fiamma inestinguibile dei sentimenti umani, e alla ricchissima quantità di storie e ritratti. Accanto a questi, la galleria, tenera, nobile e a tratti comica, delle giovani levatrici e delle suore del convento di Nonnatus House, da cui le ragazze dipendevano professionalmente e dove abitavano.
Su questa testimonianza aleggia un lieve “effetto Dickens” con un tocco di innocente gaiezza, che però non nasconde un monito evidente a favore delle politiche sociali solidaristiche, a non smantellare, per la scarsa memoria del passato, gli strumenti che hanno permesso di diffondere dignità umana.
Recensione di Giulia
Recensione di Ines
Recensione di Giulia
Premetto che, se non avessi dovuto leggere questo prima per una lettura di gruppo, probabilmente non l’avrei mai preso in considerazione.
Leggendo la trama, sembra una storia un po’ pesante e forse anche tecnica, un po’ come un manuale della levatrice. Beh, niente di più sbagliato!
Jennifer Worth, traendo ispirazione da un articolo del Midwives Journal il quale affermava che quella della levatrice fosse una professione poco presente nella letteratura, decide di accettare la sfida e di scrivere un libro basato sulla sua esperienza nell’East End di Londra.
La storia, infatti, si presenta quasi come un diario di racconti dell’autrice, dove la protagonista Jenny Lee, appunto, spiega come sia diventata una giovane levatrice e le sue “avventure” quando arriva a Londra per lavorare.
Qui si trasferisce così in un convento di suore, la Nonnatus House, dove risiederà e lavorerà con loro.
In ogni capitolo viene raccontata la storia di una persona che Jenny Lee ha conosciuto durante il suo lavoro, sulle suore che abitano nel convento oppure sulle varie cose che possono succedere durante una gravidanza o un parto come ad esempio l’eclampsia e il parto podalico.
La storia è ambientata negli anni ’50 quindi l’autrice spiega anche le differenze che ci sono tra alcuni metodi che si usavano allora e quelli di oggi.
“La pillola venne introdotta nei primi anni Sessanta. Nacque così la donna moderna. Le donne non erano più condannate a un ciclo di gravidanze infinite; finalmente avrebbero potuto vivere la propria vita. Insieme alla pillola scoppiò quella che viene definita rivoluzione sessuale. Le donne potevano, per la prima volta nella storia, essere come gli uomini e fare sesso per puro piacere. Verso la fine degli anni Cinquanta, i nostri registri contavano dagli ottanta ai cento parti al mese. Nel 1963 il numero era calato drasticamente, fino a quattro o cinque al mese. Questa sì che è una rivoluzione sociale!”
Il racconto non è lineare quindi non sappiamo in quale anno succedono determinati fatti di quel capitolo, ma ogni tanto, la protagonista ci presenta uno scorcio del suo “futuro”.
I vari racconti sui personaggi vengono intervallati da delle curiosità su quegli anni, come i modo di vivere, il pensiero comune e i racconti sulle guerre appena concluse.
“Da sempre, nella storia, e fino alla fine della Seconda guerra mondiale, nel 1945, la maggior parte dei bambini nasceva in casa. Poi iniziò la campagna che incoraggiava il parto in ospedale ed ebbe un tale successo che nel 1975 solo l’un percento dei bambini veniva partorito in casa. La levatrice di quartiere divenne ben presto una specie estinta.”
Chiamate la levatrice è un bel libro autobiografico, la scrittura è davvero scorrevole e le varie storie sono molto interessanti, spesso mi sono ritrovata ad immedesimarmi in Jennifer e negli altri personaggi.
Sicuramente è un libro che consiglio di leggere perché un bello spaccato anche della vita di quegli anni.
Adesso sono curiosa di leggere gli altri due!

Recensione di Ines
Eccomi qui con la Recensione di Chiamate la levatrice di Jennifer Worth, che non è esattamente un libro nelle mie corde ma che leggendo ho piacevolmente apprezzato.
La mia conoscenza di questo libro è avvenuta grazie alla catena natalizia di auguri fatta quest’anno solo con biglietto d’auguri contenente degli indizi per creare la citazione. Da qui abbiamo deciso di intraprendere questa lettura di gruppo.
All’inizio ero un po’ titubante e non sapevo se avrei partecipato perché leggendo la trama mi sembrava un po’ pesantuccio; ma mi sono autoimposta di leggerlo per conoscere nuovi generi e nuove scrittrici. Immaginatevi la mia sorpresa man mano che le pagine scorrevano; non riuscivo a staccarmi. Un libro davvero coinvolgente, una sorta di diario autobiografico della scrittrice, dove ci racconta la sua vita come levatrice dell’est end di una Londra povera dove il sistema sanitario si stava muovendo verso una direzione più consona rispetto al periodo prima della guerra.
Guardavo la Sorella e non smettevo di meravigliarmi pensando a quanto potesse essere potente una vocazione che aveva spinto una donna giovane e bella a rinunciare alla vita secolare, con tutte le sue gioie e opportunità, in cambio di un’esistenza votata alla religione, vincolata al voto di povertà, castità e obbedienza. Riuscivo a capire la vocazione a diventare infermiera e levatrice, due attività che trovavo affascinanti, sia nello studio che nella pratica, ma la chiamata alla vita religiosa era qualcosa che andava oltre la mia comprensione.
La protagonista è Jenny Lee che ci racconta la sua storia da quando arriva al convento di Nonnatus House, per imparare a diventare una levatrice negli anni cinquanta.
In ogni capitolo ci racconta la storia di una persona che incontra in quegli anni di apprendistato e poi di lavoro, della sua vita in convento e ci descrive alcune consorelle e alcuni amici in modo tale da farci entrare in empatia con loro.
«Fermati, pensa! La vita non è che un attimo, una fragile goccia di rugiada nella sua perigliosa discesa».
Anche se la mole delle pagine possono spaventare, non abbattetevi perché volano letteralmente, visto che si raccontano dei temi interessanti come: l’avvento della pillola, l’evoluzione della società londinese, il controllo delle nascite, la condizione della donna e la sua emancipazione e, non meno importante, il ruolo della levatrice. Per intraprendere questo lavoro, serviva tantissima passione, senso del sacrificio e tanto amore.
«Grazie, giovanotto, molto gentile da parte sua. Ma non doveva disturbarsi. Sono perfettamente al sicuro. Gli angeli mi proteggono».
Leggendo, mi sono immedesimata nelle situazioni che Jennifer ci ha raccontato, man mano che ci faceva conoscere una storia, mi soffermavo a pensare a come mi sarei comportata io; devo dire che in tantissime situazioni sarei entrata nel panico.
Può capitare nella vita che l’amore ti colga di sorpresa, illuminando gli angoli oscuri della tua mente, riempiendoli di splendore. Ti ritrovi di fronte una bellezza e una gioia che afferrano a tradimento la tua anima impreparata.
La scrittura l’ho trovata scorrevole e semplice, anche se in mezzo ci sono tantissimi tecnicismi del mestiere, non l’ho mai trovata pesante; quindi non mi resta che consigliarvi questa lettura, io pian piano recupero anche gli altri due libri della trilogia e poi guarderò la serie tv tratta dai libri.
Consigliatissimo.

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