La recensione che vi proponiamo oggi riguarda un libro di Miriam Mafai: Pane nero, donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale edito da Le scie de il gruppo Arnoldo Mondadori Editore.
Miriam Mafai, nata a Firenze nel 1926 , ha partecipato alla resistenza antifascista a Roma nelle file del Pci. Dopo la Liberazione, ha continuato la sua attività politica e dal 1951 al 1956 è stata assessore al Comune di Pescara. Nel 1957 è stata a Parigi come corrispondente del settimanale <<Vie Nuove>>, nel 1960 all’ <<Unità>> come redattore parlamentare. Direttore di <<Noi Donne>> dal 1965 al 1970, è passata poi come inviato speciale a <<Paese Sera>>. E dal 1983 al 1986 è stata presidente della Federazione Nazionale della Stampa. Dal 1975 è inviato speciale della <<Repubblica>>.

Titolo: Pane nero Link Amazon
Autore: Miriam Mafai
Editore: Le Scie
Data Uscita: 1987
Pagine: 282
Narrazione: Terza persona
Finale: conclusivo
Sinossi
“Roma era felice, quel 10 giugno 1940, com’erano felici Milano, Torino, Cosenza, Bari, Palermo, Bologna, Firenze. La guerra sarebbe durata poche settimane e la vittoria era sicura. Parigi stava per cadere. Presto sarebbe caduta anche Londra. Milioni di donne preparavano la cena a milioni di uomini, mentre alle otto in punto, annunciate dall’uccellino della radio, nelle case italiane tornavano a farsi sentire le parole di Mussolini: “L’ora della decisione suprema è scoccata”. Cominciò così, in una serata estiva, l’avventura di guerra dell’Italia fascista.
Durò cinque anni, durante i quali centinaia di migliaia di donne combatterono la più lunga battaglia della loro vita: contro la fame, contro le bombe, contro una guerra la cui fine si allontanava di giorno in giorno, sempre di più. Con la forza evocativa di un maestro neorealista, Miriam Mafai ricostruisce la vita quotidiana di questo esercito femminile. Madri, mogli, ragazze, operaie, mondine, borghesi e principesse, ebree e gentili, fasciste e partigiane, “pescecane” e borsare nere.
Ne nasce un’epopea che ha come scenario le città bombardate, le campagne percorse dalle fanterie di tutti gli eserciti, Roma, città aperta. È questa la prima storia delle donne vissute negli anni del “pane nero”, anni che le videro balzare al ruolo di capofamiglia e di uniche vincitrici della guerra perduta.
Recensione di Gabriella
“Luciana che partorisce in un basso di Napoli nell’intervallo tra due bombardamenti; Bianca che con i figli il grammofono e la cassetta dei gioielli attraversa a piedi l’Abruzzo; Marisa che a Roma occupata dai tedeschi impara a sparare; Sofia che da Milano si rifugia con le sue provviste di tè e la sua biblioteca in un paesino al confine con la Svizzera; Zita, la mondina di Cavriago che ha il fratello partigiano e il fidanzato nell’esercito repubblichino; e ancora la confinata Cesira, Lela che comanda le ausiliarie di Salò nel Veneto; Carla che durante tutta la guerra fa la postina aspettando il ritorno del marito; Lucia che impara a guidare il tram a Milano e il marito non lo aspetta più; la Biki che continua imperterrita a preparare le sue collezioni di abiti da sera…: queste e tante altre sono le donne che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui a un certo punto ho avuto voglia di scrivere la storia.”
Inizia così il libro Pane nero di Miriam Mafai. Un libro che non è un semplice “raccontare” degli eventi, in questo caso gli eventi che hanno dato inizio, hanno dato corpo e fine alla seconda guerra mondiale.
“La guerra non cambiò, e perché avrebbe dovuto?, le abitudini degli italiani. Chi aveva deciso di partire per il mare o la campagna partì, chi aveva deciso di restare in città, restò.”
Il libro racconta perfettamente gli stati d’animo di chi, quel periodo, l’ha vissuto e anche da diversi punti di vista. Racconta la seconda guerra mondiale di un Italia spaccata e vissuta da 3 tipi di persone: Le donne, protagoniste assolute, che si sono fatte carico di tutto, una volta rimaste da sole a seguito della chiamata alle armi degli uomini e che hanno dovuto crescere da sole i figli, occuparsi della casa e di quello che rimane della famiglia lavorando, per procurarsi il cibo che non era così semplice da recuperare; da chi invece non ha mai patito nulla perché non ha mai avuto necessità di privarsi di nulla perché appartenente a un ceto elevato; e a chi la guerra l’ha fatta in prima persona.
“Le donne che vennero assunte negli anni della guerra come tramviere, come postine, o come impiegate in enti statali e parastatali, ebbero tutte un <<contratto a termine>> in modo che a guerra finita, quando fossero tornati gli uomini, non potessero accampare diritti, e fosse più facile licenziarle.”
Di libri sulla seconda guerra mondiale ne ho sempre letti, ma la cosa che mi affascina è leggere sempre cose diverse, mai “già lette”, si tratta sempre di punti di vista, di ambientazioni diverse nonostante sia lo stesso periodo storico, ma il punto di vista può variare sia che ti trovi all’estero, sia che ti trovi in Italia, ma anche per chi si trovava al sud, al centro o al nord le cose sono state molto diverse.
“Amministratrici dell’economia domestica le donne imparano a dividere le razioni ufficiali in parti sempre più esigue e a mascherare la propria fame. Per sopravvivere si trasformano a loro volta in intermediarie del contrabbando. Una borsara nera che venga dalla campagna preferisce vendere dieci chili di farina a una persona sola piuttosto che un chilo a dieci persone. La sua cliente iniziale, se ha un po’ di soldi in contanti e gode della fiducia della fornitrice, entra quindi a far parte della catena. È questa catena che garantisce, dall’alto al basso, la copertura necessaria, e consente che il meccanismo funzioni durante tutti gli anni della guerra.”
Per me queste donne non hanno avuto solo delle spalle larghe su cui farsi carico di tutto, ma delle spalle come armadi e che quando si dice farsi carico di tutto, mai come in questo caso il significato è letterale.
La bravura della scrittrice per me è indiscussa, è riuscita a catapultarmi nel periodo storico e a vivere insieme a queste donne sentendo e provando le loro sofferenze, le loro paure e in alcuni casi anche per inerzia.
Consiglio questo libro a tutti coloro che vogliono leggere qualcosa di sicuramente ben scritto, che ti premetta di vivere sulla pelle quello che è accaduto durante quegli anni, che non vogliano limitarsi a degli accenni storici ma che ti permettano di capire cosa realmente hanno vissuto. Libro consigliatissimo!

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